Il lavoro è un diritto, non un dovere.
Abbiamo deciso di inaugurare il blog di STAM nel 2020 con un’analisi non propriamente settoriale, concernente il diritto del lavoro, pur essendo direttamente collegata anche alle PMS’C Contractors, oltre che a tutti i settori imprenditoriali del mondo, in quanto riteniamo di essere vicini alla tutela di questo diritto.
L’analisi ha ad oggetto un diritto che dovrebbe essere tutelato in qualsiasi società civile e democratica, consentendo a realtà private di poterlo annoverare tra i propri requisiti essenziali affinché vi sia una crescita reale nel tempo, un controllo puntuale di framework aziendali e di compliance, onde rispettare meccanismi lavorativi oramai riconosciuti a livello internazionale, anche in Italia.
Da una prospettiva meramente storica, il c.d. “diritto del lavoro” è nato in epoca recente, segnatamente con il Codice napoleonico, a cui sono seguiti ulteriori e vari codici civili europei. In particolare, a fine ‘800, con i moti, anche violenti, del quarto stato e le prime capitolazioni del potere borghese, nella prassi quotidiana delle condizioni dei lavoratori, si innesta una rapida nascita del diritto del lavoro, i cui riflessi nell’ambito socio-giuridico si vedranno ben presto in ogni settore della vita.
Il diritto del lavoro, tuttavia, non è il diritto al lavoro, quello disciplinato dalla Costituzione italiana all’art. 4, che concerne una sfera prettamente pubblica, relativa al rapporto che si crea tra lo Stato e una persona fisica, secondo cui: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società“.
Questa differenza deve essere chiara a chiunque svolga un’attività di lavoro privata, dunque anche a chi è contrattato da una PMS’C.
Le società private o privatizzate hanno come scopo quello di creare profitti, non devono concorrere al progresso spirituale di alcun popolo (benché tra gli effetti degli obbiettivi aziendali ci possano essere quello del progresso scientifico o sociale). Per tale motivo, quindi, chiunque si affaccia nel mondo privato, per di più in quello straniero, di cui facciamo parte noi di STAM, deve essere consapevole di non avere alcuna tutela certa, nulla è dovuto, non esiste alcun dovere in capo ad una società di offrire lavoro o riconoscere il diritto al lavoro.
Tuttalpiù, ogni società avente sede legale in Paesi democratici e civili ha il dovere di tutelare il diritto del lavoro all’interno della propria struttura aziendale, anche nell’ipotesi di contrattazione a spot di consulenti specializzati.
Ciò detto, da una prospettiva più strettamente pragmatica occorre, invece, prendere le mosse per evidenziare e specificare dei punti fondamentali in questa delicata tematica.
Anzitutto, qualsiasi società privata è libera di valutare un candidato secondo canoni non necessariamente pubblici, non deve dare alcuna necessaria spiegazione del motivo per cui la sua application non è stata presa in considerazione e, infine, non deve rispondere ad alcun ente governativo o di controllo per la linea aziendale adottata nella selezione del personale.
D’altra parte, non essendo vincolata a meccanismi tipici di carattere pubblico e qualora svolga la sua attività imprenditoriale all’interno di circuiti realmente democratici, un’azienda privata opta sempre per la valorizzazione del talento, delle sue potenzialità, offrendo a chi vuole entrare nel suo mercato del lavoro gli strumenti per imparare e crescere.
Sotto altro aspetto, invece, a differenza di circuiti tipicamente europei, le società private operanti all’interno di democrazie serie e tangibili non richiedono requisiti meramente teorici – sempre ché non siano per legge necessari – come titoli di laurea od altro per svolgere l’attività professionale, ma richiedono sempre: cosa sai fare, dove l’hai fatto, per chi l’hai fatto, quando l’hai fatto, perché l’hai fatto e, soprattutto, come l’hai fatto.
In questi Paesi si nega a priori la possibilità ad un qualunquista qualsiasi di poter finanche scrivere su una rivista o su un blog il proprio parere se nella vita non ha mai conosciuto il significato del lavoro e non ha avuto alcun rapporto nell’ambito del diritto del lavoro, in quanto l’incompetenza e la mediocrità sono espulse dal sistema.
Quando si ha l’opportunità di scrivere il proprio parere in relazione ad un determinato settore lavorativo, se l’editor non ha mai lavorato all’interno del relativo field non sarà mai credibile, non potrà sviscerare gli argomenti più importanti, in modo di offrire al lettore una vera e propria boccata di sapere.
Il diritto del lavoro di uno specifico ambiente non può essere affrontato da chi non ne ha mai fatto parte, da chi non ha la benché minima preparazione in materia, eppure c’è chi lo fa e tenta disperatamente di confondere la gente, di fare Disinformazione.
Uno dei motivi per cui abbiamo da sempre deciso di avere un blog è quello di portare alla luce di tutti le sfaccettature più latenti delle PMS’C Contractors, dall’aspetto operativo a quello legale, passando per corsi di formazione, partecipazione di nostri consulenti a eventi di fondamentale importanza settoriale. E la nostra volontà di far conoscere a tutti questo delicato e fondamentale settore risiede nella nostra passione, di cui se n’è fatto un lavoro con sacrifici e tanto impegno, dal nostro CEO a tutti i soci e consulenti.
Il diritto del lavoro non è il diritto al lavoro, non dimenticatelo mai e non fatevi ingannare da qualunquisti senza arte né parte.
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