Morire di negligenza e incapacità
By Giovanni Piero Spinelli, CEO & Director of Intelligence Division of STAM Strategic & Partners Group Ltd, March 2020
Era lo scorso 28 o forse 31 Gennaio quando il Consiglio dei Ministri dichiarava lo Stato di Emergenza per il coronavirus, scegliendo, nell’assoluta negligenza e incapacità, la linea massima di precauzione. Attivando come unica attività precauzionale il blocco dei voli della Cina, in assenza di qualsiasi attività di analisi legata all’identificazione del fattore rischio e soprattutto dell’escalation strutturale della minaccia.
Il decisore politico, innanzitutto, non è stato in grado, per assoluta incapacità gestionale ed esperienziale, di valutare la minaccia e, soprattutto, lo sviluppo in cui la stessa si sarebbe evoluta, in difetto assoluto di quell’attività previsionale dell’elemento temporale a breve, medio e lungo periodo.
Con grande irresponsabilità non è stata valutata la struttura dove la minaccia, legata ad un possibile contagio, avrebbe agito.
Il tutto all’interno di una catastrofe annunciata, e non improvvisa, perché il decisore politico non può godere dell’alibi della sorpresa o del non sapere, in quanto l’Italia non è stato il primo paese ad essere colpito, si è data precedenza a sterili e inutili comportamenti di insensato e irresponsabile buonismo omicida, esponendo la popolazione e l’economia del paese ad un’ecatombe annunciata.
La mancanza di decisione e di capacità di comando nel prendere decisioni, molte volte anche impopolari, hanno causato, nel giro di pochissimo tempo, uno shock del contesto sistemico in cui si sono sviluppati gli eventi di contagio, che hanno mandato assolutamente in tilt qualsiasi struttura taskata al contrasto della diffusione del virus.
Non c’è stata un’assoluta e responsabile gestione dell’elemento informativo, al fine di non creare esasperazione e comportamenti assolutamente incontrollabili dell’opinione pubblica, che è caduta immediatamente in uno stato di panico, che in un futuro prossimo potrebbe provocare nel paese gravissimi problemi di ordine pubblico e conati insurrezionali.
Lo scenario non è assolutamente positivo, perché non è controllato da una leadership in grado di garantire il controllo stabile del territorio in virtù della minaccia in atto, a cui si stanno accavallando anche minacce di carattere antropico e sociale, come ribellioni all’interno del sistema penitenziario, comportamenti di isteria generale nella corsa agli approvvigionamenti alimentari.
Il KO inferto alle borse europee, dovuto al blitz del governo italiano in Lombardia per controllare la diffusione del coronavirus, e lo scontro sul petrolio, dopo il mancato accordo raggiunto in seno all’Opec+, hanno creato il panico sui mercati e messo al tappeto le Borse europee, con Piazza Affari che ha pagato il conto più salato.
Anche questo fattore è stato assolutamente sottovalutato e gestito con grandissima incapacità e negligenza. Se non verranno prese decisioni strutturate nelle prossime settimane, l’economia italiana scendere in calo al di sotto della sua capacità produttiva, per cui molte capacità di approvvigionamento saranno fortemente rallentate se non interrotte, l’impatto sull’assetto sociale e sulla tenuta democratica del paese sarà compromesso e porterà a recrudescenze e a comportamenti sociali fino a questo momento non calcolati.
L’azione emotiva dovuta alla perdita di persone care, dovuta alla mancanza di assistenza sanitaria mirata, dovuta al collasso, potrebbe creare un contraccolpo violentissimo sull’ordine pubblico, innescando comportamenti di difficile gestione.
Detto questo, ritengo che sia ora che la politica, se sente ancora qualche senso di amore e appartenenza a questo paese, faccia scendere in campo persone competenti, in grado di sapere affrontare questa minaccia draconiana. Siamo in guerra e per vincere in guerra sono necessari bravi comandanti e leaders che siano esempio e che sappiano infondere negli animi fiducia e prospettive di vittoria tangibili.
La storia di questo paese ha già avuto in passato vari generali di Caporetto e ammiragli di Lessa, credo che sia arrivato il momento di interrompere questa scellerata tradizione.
Siamo nelle mani di Dio, unico nostro generale.